Certe volte stare in aeroporto può sembrare come navigare in alto mare, diciamo nel Mediterraneo dove tra gli infiniti formulari Covid, PLF, codigo eccetera, il mal tempo è inevitabile e il mare mosso frequente. I passeggeri con il mal di mare sono talmente tanti che quasi quasi diventano contagiosi anche per chi tiene il timone. Ecco, magari la differenza sta nel fatto che “gli insufficienti” in aeroporto rimangono a terra, mentre sulla nave, beh...non li si può scaricare in acqua!
Un bel turno serale di chiusura che al rientro a casa prevede la visualizzazione di un film su Netflix (rigorosamente con i dolcetti) e subito a nanna, beata e tranquilla. Mmmmh non proprio, almeno quel “beata” è andato a farsi benedire questa sera.
Sembrava tutto tranquillo e liscio: le prime ore al check-in e poi un imbarco facile facile. E sto per inoltrarmi verso l’uscita quando arriva la Supervisor e mi dirotta verso un altro imbarco per dare una mano. Un Otopeni (Bucharest) dall’altra parte dei controlli di sicurezza. Quando arrivo l’imbarco sembra chiuso: oltre ai colleghi non c’è nessuno tranne una signora. Dal momento che i colleghi erano indaffarati con la chiusura del volo, cerco di rendermi utile spiegando alla signora che non aveva pagato per il bagaglio che si è portata dietro e siccome non si è organizzata per tempo a risolvere il suo problema (denial è un grosso tarlo, bisogna essere flessibili, adattarsi e reagire subito), ha perso il volo. La signora non cerca nemmeno di capire cosa le sto dicendo, anzi non ascolta proprio. Mi blatera sopra a vanvera, tanto che arriva la polizia a dare un’occhiata, attirata dai suoni impropri, ma presto abbandona la scena, sentendo il mio tono pacato e rassicurante. La signora mi passa la sua figlia al telefono e io ripeto tutta la pappardella, tanto che la figlia ha capito. Quando abbiamo chiuso la chiamata la signora ha sentito un istinto irrefrenabile di regalarci una bella maledizione sotto quel chiaro di luna dell’ultimo turno serale: “SPERO CHE MORIATE TUTTI!” ripetuto varie volte come se fosse un incantesimo. Io esterrefatta guardo i colleghi che alzano le spallucce per dire: “te l’abbiamo detto che è un caso perso”. Bene, chiuso il turno. Ho riferito ai poliziotti che si sono sottratti alla maledizione giusto in tempo, che poi chissà se un residuo della magia vlah (dell’antica Valachia) oppure addirittura della Transilvania ci sia ancora nell’aria - streghe o dracula, poco conta: sono tutti fantastici. Intanto io sono andata a farmi maledire e non ho combinato altro su quell’Otopeni!
Prima di chiudere gli occhi, mi è rimasto un ultimo dubbio. Ma in fine dei conti, chi sono i Pirati del Mediterraneo: noi o loro?!
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