Agli imbarchi si è sempre di fretta. Ma non sempre i passeggeri lo percepiscono perchè dipende molto dall’operatore ground staff. Alcuni colleghi irradiano una fenomenale calma interna che diventa contagiosa ed è in quei casi che si lavora meglio. Altri invece hanno una fretta esistenziale, come se avessero paura di fermarsi. Sappiamo tutti che la fretta non è una buona consigliera. Detto ciò, nell’era delle low cost i tempi sono sempre stretti quindi bisogna essere svegli. E se non leggi bene i tempi definiti sulla carta d’imbarco, vieni lasciato a terra, questione di secondi.
Ne ho viste di scene drammatiche agli imbarchi: urla e pianti, gesti di isteria pura, aggressione, pressione psicologica, minacce e molto spesso il tutto si risolveva con l’arrivo della polizia. Per aggiungere un pò di pepe alla bolla aeroportuale, l’altro giorno c’erano le esercitazioni delle forze dell’ordine, con tanto di attori e agenti veri in uniforme: polizia, vigili del fuoco, pronto soccorso, guardia di finanza, esercito, tutto. L’emergenza pareva vera, tanto che puntualmente si è creato il mucchio di passeggeri (veri) pronto a filmare la situazione.
Al check-in invece si è tutti più rilassati. Tendenzialmente non sei mai da solo e anche se c’è la fila chilometrica, puoi sempre contare sull’appoggio degli altri colleghi. Certo, in alta stagione si creano tensioni anche al check, ma fondamentalmente tutti i problemi sono legati alla mancanza del tempo: di chi non si è presentato per tempo, chi non ha fatto il check-in per tempo, chi non ha aggiunto la valigia per tempo, chi non ha fatto i pagamenti per tempo, chi non si è svegliato per tempo.
C’è stato un giorno in cui tornando da un imbarco, ho trovato l’operatore del banco Visa da sola, con una fitta fila di passeggeri in subbuglio. Per un’oretta abbiamo lavorato da sole con un ritmo maniacale, ma era impossibile smaltire una tale fila in tempi brevi. E intanto iniziano le proteste di quelli che si vedono passare davanti le persone che vanno al banco visa. Probabilmente siccome loro stessi farebbero volentieri i furbi, pensano che la mente di tutti è ugualmente perversa e quindi trovano da urlare, ignorando l’evidenza, cioè che il banco visa è dedicato alle assistenze e a chi necessita del controllo dei documenti. Per un momento ho pensato di chiamare la polizia perchè abbiamo rischiato l’assalto. Fortunatamente a quel punto sono arrivati altri colleghi ed il tutto si è velocizzato, mettendo a tacere gli irrequieti.
Ogni tanto ci sono anche quegli orari morti in cui a causa di pochi voli in quell’orario, il check-in è quasi vuoto. Ed è allora che succedono eventi speciali.
La collega di fianco stava accettando un signorotto di 70-ina d’anni circa accompagnato da una signora. Lui aveva un quesito da risolvere: dove sistemare il suo vestito elegante che gli serviva per il concerto. Essendo io figlia di musicisti, appena ho sentito parlare di musica, ho drizzato le orecchie e osservato la situazione. Insomma il signore ucraino era un tenore drammatico che viaggiava da Kiev, via Bologna, per Praga in concerto. Nikolay rappresentava l’Opera Nazionale dell’Ucraina e ce lo ha mostrato proprio lì: quando l’ho sollecitato con delle domande, si è rivolto verso di me avvicinandosi al mio banco e ha intonato un’aria con la voce piena, appunto, di un tenore drammatico. Siamo rimasti tutti a bocca aperta ad ascoltare quel miele per l’anima, colleghi e altri passeggeri inclusi. Si è sentito l’eco in tutto il pian terreno e io con gli occhi da cerbiatto assorbivo tutta l’energia splendida di quest’uomo. Gli ho detto “magnifico!!!” e con il sorriso tra le labbra e gli applausi di tutti i presenti, se n’è andato a prendere il suo volo.
A distanza di 1 mese da quest’episodio il paese di Nikolay si trova sotto l’assedio e i colpi di mortaio dalla parte del popolo fratello russo. E io mi chiedo dove si trova quest’anima musicale? Ha preso anche lui le armi come tutti gli altri? Ha evacuato la sua famiglia? Che fine ha fatto o farà l’Opera Nazionale? E non oso pensare oltre perchè gli eventi in corso sono di difficile interpretazione.
L’altra sera ho assistito al tradizionale concerto per l’inaugurazione dell’anno accademico eseguito da tutti gli organici del Collegium Musicum, cori e orchestra dell’Università di Bologna. Mi ha particolarmente commosso il discorso introduttivo della Presidentessa del Collegium. Abbiamo speso un paio di minuti ricordando l’attuale situazione ucraina ed il concerto è stato dedicato anche a coloro che dal lunedì prossimo non potranno tornare in aula a cantare, suonare e creare musica. Ed è lì che mi sono ricordata del mio tenore drammatico sentendo una stretta al cuore. Nel frattempo Bologna ha aperto il movimento per la pace in piazza, anticipando le più grandi piazze italiane ed europee, anzi mondiali nella mobilitazione e risveglio delle coscienze. Svegliamoci!
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Peace and Love |
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