Nella vita di una hostess prima o poi arriva quel fatidico momento di posare le ali e scendere a terra. A volte è per un periodo limitato piuttosto che forever, ma quasi sempre lo è per causa maggiore (vedi nascita figli, partner possessivo, malattia propria o altrui o...pandemia globale). Io ho messo in standby la mia uniforme ben 2 volte ed entrambe non era puramente per una mia scelta; sarà per quello che sono ancora ossessionata dall'aviazione e cerco sempre di rimanere nello stesso ambiente.
Ed ecco come nel bel mezzo della pandemia storica (hey, anche la nostra generazione di sfigati sarà ricordata per qualcosa!!!), mi ritrovo ad usare ancora un'uniforme: quella da ground staff, ovvero addetto di scalo aeroportuale. Ed è con l'amaro in bocca che scopro che nel Bel Paese sono le compagnie terze a gestire il handling aeroportuale, non le compagnie aeree. Devo tradurre?! Addio ai benefit tipici dei dipendenti di una compagnia aerea: staff travel (biglietti scontati) per te e la famiglia e gli amici, l'assicurazione medica (che copre anche le spese odontoiatriche) e se poi lavori per i Big mediorientali come Emirates-Etihad-Qatar, tra i benefit c'è anche la casa spese incluse e il trasporto da/per l'aeroporto.
In compenso mi ritrovo a lavorare a 10 minuti da casa e finalmente mi metto al volante (dopo 15 anni di patente non utilizzata), anzi prendo pure la patente per la moto! E poi ho finalmente la famiglia e gli amici vicino (anche se con i turni aeroportuali in costante cambio non è poi così facile organizzarsi e incastrarsi con gli altri). E poi vuoi mettere il cibo italiano? Lasciamo stare che volando ho invece avuto l’opportunità di provare tutti i cibi del mondo, ma confermo con certezza che la cucina italiana sia la migliore in assoluto. Il meteo sta diventando una variabile: nel 2013 guardandomi alle spalle ho pensato “nel deserto mi mancheranno le 4 stagioni”. Adesso che pure in Europa le stagioni non sono ben distinte, anzi è tutto un bel casino, penso “mi manca il calduccio del deserto” e ovviamente, vivere vicino al mare. Ok, lo troviamo un punto fisso, un pilastro costante? Mi tocca parare sul gelato italiano, anzi BOLOGNESE, perchè Bologna oltre ad essere la città del tortellino e mortadella, è anche la città del gelato più buono del mondo! Ecco.
Viene spontaneo per una hostess pensare che il lavoro ideale a terra sia all’aeroporto. Si si, c’entra con l’aviazione: in fondo sei tu che fai da filtro e mandi quei passeggeri sull’aereo. E poi quel gergo inter-nos che adoro:
Camilla: “dopo il check ho il Catania, e tu?”
Io: “io ho il Valencia e poi Fuerte”
Camilla: “oddio, il CODIGO!” (Q code del PLF spagnolo)
Io: “ma se va tutto liscio, tra i due imbarchi ci prendiamo un caffè?”
Camilla: “ovvio!”
Ebbene si, c’è l’uniforme. Modesta e discreta, però distintiva. Adoro le uniformi, l’ho già detto? Vuoi mettere sapere già cosa ti metti tutti i giorni quando sei di fretta, sopratutto per quei turni notturni delle 4h che prevedono la sveglia alle 2:30? Le ore davanti all’armadio per decidere le combinazioni le lascio per le occasioni speciali, ma per il lavoro preferisco l’uniforme, punto.
Il lavoro a turni ha i suoi vantaggi e svantaggi. Il bello è che puoi saltare i flussi, lavorare si-quando gli altri dormono o festeggiano, ma poi essere libero quando gli altri lavorano, il che ti permette di entrare alle mostre ed eventi senza fare le file, trovare sempre il parcheggio, andare in palestra a tutte le ore (e starci per delle ore) e generalmente avere il comfort dello spazio e della pace. Ma per le stesse ragioni è difficile incastrarsi con chi ha il lavoro regolare con giorni e orari fissi (ho consegnato i miei ultimi regali di Natale a fine gennaio!).
E poi anche noi qualche sconto ce l’abbiamo: in tutti i bar, ristoranti e duty free shops dell’aeroporto! (adesso sapete da dove arriveranno i prossimi regali di compleanno). Certo, da Crew lo sconto si estendeva a tutta la città dove si ha base e anche negli hotel in giro per il mondo, ma di questi tempi all’estero si va poco.
Queste le similitudini. La differenza principale del lavoro in sé invece è che da Ground Staff, pur avendo fatto un corso di sicurezza, nel caso di ogni emergenza a terra si chiama chi di dovere: la polizia, l’ambulanza, i vigili del fuoco ecc. Cabin Crew devono affrontare le emergenze da soli perchè a 40.000 piedi di altitudine è proprio quello che sei: solo con il tuo equipaggio. Ecco perchè gli assistenti di volo legano così in fretta tra di loro, tanto che ai passeggeri sembra che si è migliori amici e invece hai conosciuto i tuoi colleghi la mattina stessa. Ma chissà che in caso di emergenza non saranno proprio quei perfetti estranei a salvarti la pelle.
Per il resto è completamente un altro lavoro. Si, hai a che fare con i passeggeri che, se a terra sono già alterati, in aria lo diventano ancora di più. Se a terra hanno creato problemi per troppe valigie, a bordo non sanno come incastrarle nelle cappelliere. Se nell’aeroporto si sono persi perchè non sanno leggere le istruzioni, a bordo pure non leggono le istruzioni e creano scompiglio. E non ascoltano.
Ma vogliamo mettere il beneficio più grande che fa parte del pacchetto volante, cioè trotterellare in giro per il mondo PER lavoro, alloggiando in hotel a 5 stelle con comodissimi letti king size, bagni spaziosi in vetro (in modo da poter guardare la TV comodamente dalla vasca), e la spa direttamente nell’hotel? La possibilità di rifornirsi mensilmente con i cosmetici in Korea, la frutta tropicale in Asia, fare shopping all’enorme Primark di Manchester e Zara di Barcelona, vedere Bruxelles sotto coprifuoco durante l’allerta terrorismo di livello 4, decidere con la tua Crew (che diventa BFF dopo 9h di macchina) di visitare la NASA durante le 48h di layover a Dallas, invece durante le 72h in Canada fare la gita alle cascate di Niagara, andare al cinema a vedere “Bohemian Rhapsody” nella città natale di Shawn Mendez (sì, è Toronto) e trovare il tuo cinema preferito a Monaco di Baviera (al Cadillac& Veranda Cinema ci andavo almeno una volta al mese, dato che sui voli tedeschi ero la language speaker, quindi mi ci mandavano spesso), ogni Natale frequentare mercatini natalizi diversi in giro per il mondo, fare una cavalcata sui colli di Hollywood al tramonto dopo aver pranzato a Santa Monica Pier, passare Santo Stefano nel terpore estivo di San Paolo facendo shopping natalizio di Hawaianas per tutta la famiglia, fare un Safari a Johannesburg sul dorso del cavallo, provare i vestiti tradizionali del glorioso passato imperiale in Cina e quello principesco in Thailandia, andare al Disneyland più grande del mondo appena aperto a Shanghai (tanto che eravamo tra i primi visitors occidentali), lavare un elefante dopo averlo cavalcato in Sri Lanka, vedere gli oceani incontrarsi al Capo di Buona Speranza, immergersi nell’atmosfera pittoresca dei souq di Marakkesh, conoscere il Medio Oriente come le tue tasche, esplorare la città sotterranea che sono i tunnel della guerra di Vietnam, visitare al zona demilitarizzata tra le due Koree, scoprire la città proibita (Pechino) tra i fiori che sbocciano in Aprile, comprare un Huawei (quando era appena uscito) direttamente dai produttori-in Cina dopo 1h di trattative via Google translator, scarpinare sulla Grande Muraglia cinese compreso il nuovo gran scivolone, cantare con la Crew a squarciagola (il pilota in primis) al karaoke di Nagoya, andare per l’ultima volta in discoteca (prima della PANDEMIA Covid19) a Kuala Lumpur (rimane tuttora la mia ultima volta in disco!!!), ammirare i 12 apostoli sulla costa dei naufragi in Australia (pilastri di pietra calcarea vecchi 20 milioni di anni che s’innalzano dall’oceano), scalare il vulcano Taal a sud di Manila sul dorso di un'asino per vederne il cratere bollente che si trova in mezzo al lago, farsi regolarmente i massaggi full-body di 2h ad un prezzo irrisorio dalle mani più esperte del mondo (thailandesi) e frequentare i migliori beauty salon (filippini). E infine polleggiarsi in spiaggia sotto il sole invernale delle Maldive e Seychelles mentre a casa nevica (se va bene) oppure è tutto avvolto nella nebbia padana? Ma coinvolgere nelle tue avventure per quanto possibile (e per chi è interessato a raggiungerti durante i layover) gli amici e la famiglia in giro per il mondo. Trovarsi un posticino preferito in ogni città, una culla nei 4 angoli del mondo dove sentirsi sempre a casa, cittadino del mondo quale sei.
Vita da Cabin Crew non ha prezzo, per tutto il resto c’è Mastercard. Vabbè non è proprio così, anzi il prezzo è altino, ma i benefit ancora di più. Per quanto mi riguarda, il gioco vale la candela. Quindi si, tornerei subito a volare.
Ma nel frattempo che “aspetto e spero”, vi illumino con piccole pillole giornaliere della vita da checkinara. Benvenuti al Marconi!