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06 March 2022

Tenore drammatico

Agli imbarchi si è sempre di fretta. Ma non sempre i passeggeri lo percepiscono perchè dipende molto dall’operatore ground staff. Alcuni colleghi irradiano una fenomenale calma interna che diventa contagiosa ed è in quei casi che si lavora meglio. Altri invece hanno una fretta esistenziale, come se avessero paura di fermarsi. Sappiamo tutti che la fretta non è una buona consigliera. Detto ciò, nell’era delle low cost i tempi sono sempre stretti quindi bisogna essere svegli. E se non leggi bene i tempi definiti sulla carta d’imbarco, vieni lasciato a terra, questione di secondi.

Ne ho viste di scene drammatiche agli imbarchi: urla e pianti, gesti di isteria pura, aggressione, pressione psicologica, minacce e molto spesso il tutto si risolveva con l’arrivo della polizia. Per aggiungere un pò di pepe alla bolla aeroportuale, l’altro giorno c’erano le esercitazioni delle forze dell’ordine, con tanto di attori e agenti veri in uniforme: polizia, vigili del fuoco, pronto soccorso, guardia di finanza, esercito, tutto. L’emergenza pareva vera, tanto che puntualmente si è creato il mucchio di passeggeri (veri) pronto a filmare la situazione.

 Al check-in invece si è tutti più rilassati. Tendenzialmente non sei mai da solo e anche  se c’è la fila chilometrica, puoi sempre contare sull’appoggio degli altri colleghi. Certo, in alta stagione si creano tensioni anche al check, ma fondamentalmente tutti i problemi sono legati alla mancanza del tempo: di chi non si è presentato per tempo, chi non ha fatto il check-in per tempo, chi non ha aggiunto la valigia per tempo, chi non ha fatto i pagamenti per tempo, chi non si è svegliato per tempo.

C’è stato un giorno in cui tornando da un imbarco, ho trovato l’operatore del banco Visa da sola, con una fitta fila di passeggeri in subbuglio. Per un’oretta abbiamo lavorato da sole con un ritmo maniacale, ma era impossibile smaltire una tale fila in tempi brevi. E intanto iniziano le proteste di quelli che si vedono passare davanti le persone che vanno al banco visa. Probabilmente siccome loro stessi farebbero volentieri i furbi, pensano che la mente di tutti è ugualmente perversa e quindi trovano da urlare, ignorando l’evidenza, cioè che il banco visa è dedicato alle assistenze e a chi necessita del controllo dei documenti. Per un momento ho pensato di chiamare la polizia perchè abbiamo rischiato l’assalto. Fortunatamente a quel punto sono arrivati altri colleghi ed il tutto si è velocizzato, mettendo a tacere gli irrequieti.

 Ogni tanto ci sono anche quegli orari morti in cui a causa di pochi voli in quell’orario, il check-in è quasi vuoto. Ed è allora che succedono eventi speciali.

 La collega di fianco stava accettando un signorotto di 70-ina d’anni circa accompagnato da una signora. Lui aveva un quesito da risolvere: dove sistemare il suo vestito elegante che gli serviva per il concerto. Essendo io figlia di musicisti, appena ho sentito parlare di musica, ho drizzato le orecchie e osservato la situazione. Insomma il signore ucraino era un tenore drammatico che viaggiava da Kiev, via Bologna, per Praga in concerto. Nikolay rappresentava l’Opera Nazionale dell’Ucraina e ce lo ha mostrato proprio lì: quando l’ho sollecitato con delle domande, si è rivolto verso di me avvicinandosi al mio banco e ha intonato un’aria con la voce piena, appunto, di un tenore drammatico. Siamo rimasti tutti a bocca aperta ad ascoltare quel miele per l’anima, colleghi e altri passeggeri inclusi. Si è sentito l’eco in tutto il pian terreno e io con gli occhi da cerbiatto assorbivo tutta l’energia splendida di quest’uomo. Gli ho detto “magnifico!!!” e con il sorriso tra le labbra e gli applausi di tutti i presenti, se n’è andato a prendere il suo volo.

A distanza di 1 mese da quest’episodio il paese di Nikolay si trova sotto l’assedio e i colpi di mortaio dalla parte del popolo fratello russo. E io mi chiedo dove si trova quest’anima musicale? Ha preso anche lui le armi come tutti gli altri? Ha evacuato la sua famiglia? Che fine ha fatto o farà l’Opera Nazionale? E non oso pensare oltre perchè gli eventi in corso sono di difficile interpretazione.

 L’altra sera ho assistito al tradizionale concerto per l’inaugurazione dell’anno accademico eseguito da tutti gli organici del Collegium Musicum, cori e orchestra dell’Università di Bologna. Mi ha particolarmente commosso il discorso introduttivo della Presidentessa del Collegium. Abbiamo speso un paio di minuti ricordando l’attuale situazione ucraina ed il concerto è stato dedicato anche a coloro che dal lunedì prossimo non potranno tornare in aula a cantare, suonare e creare musica. Ed è lì che mi sono ricordata del mio tenore drammatico sentendo una stretta al cuore. Nel frattempo Bologna ha aperto il movimento per la pace in piazza, anticipando le più grandi piazze italiane ed europee, anzi mondiali nella mobilitazione e risveglio delle coscienze. Svegliamoci!

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Peace and Love


21 February 2022

Tutti insieme appassionatamente

C’è un velo misterioso che avvolge i voli per Catania, almeno in partenza da Bologna. 

E’ il volo più lucroso in assoluto per la Ryan Air a causa della impreparatezza dei passeggeri. Arrivano direttamente all’imbarco sprovvisti di tutto... la signora senza il Green Pass rafforzato che, dopo aver ottenuto il permesso speciale, perde pure il documento di identità e per fare la denuncia alla polizia, fa partire in ritardo l’intero aereo. Quelli che devono rimarcare che il Green Pass è già stato controllato e mi vogliono insegnare il mio lavoro (secondo voi sto a spiegare a tutti che all’ingresso controllano il GP base, mentre noi quello rafforzato?). Quelli che ancora non hanno capito che si vola solo con la mascherina FFP2 (e gira ancora gente con quelle di stoffa!). Quelli che non hanno fatto nemmeno il check-in (pensando che l’accettazione del bagaglio corrisponda al check-in della persona) e quindi lo devono fare da noi al banco, ovviamente a pagamento. E poi quelli dei bagagli in più. 

Ecco, è proprio qui il punto focale. Se si vuole portare a bordo un bagaglio a mano delle dimensioni di un piccolo trolley, bisogna acquistare la Priority, altrimenti il bagaglio a mano gratis è uno zaino, una borsetta, una borsa per il computer. Bisogna leggere attentamente cosa si firma, perchè una carta d’imbarco è un contratto con la compagnia aerea. Ci sono scritte tutte le informazioni riguardo ai bagagli, ma si vede che alle persone scoccia leggere. Quando si scopre al gate che non si ha il titolo di viaggio giusto per l’ammontare dei bagagli portati, siamo alla frutta. Si, si può acquistare al gate, ma è l’opzione più costosa (e per noi brigosa perchè rallenta l’imbarco), sempre se si è in possesso di una carta di credito, perchè il cash non è accettato. Altrimenti - la valigia rimane a Bologna. Comunque quando le beghe del Covid spariranno (si spera a breve: mascherine, Green Pass, tamponi, PLF e quant’altro), i pagamenti rimarranno. Perchè è così che funzionano le Low Cost. Se i passeggeri fossero Smart, organizzatissimi tanto da pagare solo quel bassissimo prezzo del biglietto, il poco guadagno non basterebbe certamente alle compagnie aeree per coprire il costo della gestione dell’aereo, carburante, l’equipaggio, i slot del parcheggio dell’aeromobile ecc. In poche parole fallirebbero. Ma è proprio su questo che le Charter giocano: l’impreparatezza dei passeggeri. Non lo trovate offensivo (sappiamo tutti cos’è l’opposto di Smart)? Ulteriormente offensive sono le condizioni contrattuali dell’equipaggio di bordo che si sono visti togliere tutti i benefit meritatissimi uno alla volta, per arrivare al minimo indispensabile. Perchè i biglietti Low Cost vanno a pari passo con le condizioni di lavoro Low Cost, è ovvio, no? Le Charter sono il cancro del nostro millennio che hanno spudoratamente scansato le compagnie di linea e conquistato il mercato europeo, dove più, dove meno... 

Insomma, forse è meglio chiamarla nebbia fitta, piuttosto che velo misterioso. Anche se il mistero rimane: perchè così tanti pagamenti proprio sul volo per Catania?!? 

ANYWAY oggi ho imbarcato un’intera squadra di pallavolo di Sassuolo che andava a giocare a Catania. Gli ho fatto gli auguri per la partita. E siccome pare essere la giornata delle squadre, al check-in ho accettato un branco di stalloni della squadra di basket tedesca che andava a giocare a Berlino (dopo la sconfitta contro il Reggio Emilia!). Solo che di tedesco ne ho contato solo uno, gli altri erano americani ed ex-Yugoslavi. Altissimi, tanto che uno toccava con il ciuffo il monitor che sta sopra i banchi del check-in! Anche a loro ho fatto gli auguri e tutti insieme appassionatamente per un attimo abbiamo pregato per un esito migliore alla prossima partita.

07 February 2022

La maledizione della prima luna

 Certe volte stare in aeroporto può sembrare come navigare in alto mare, diciamo nel Mediterraneo dove tra gli infiniti formulari Covid, PLF, codigo eccetera, il mal tempo è inevitabile  e il mare mosso frequente. I passeggeri con il mal di mare sono talmente tanti che quasi quasi diventano contagiosi anche per chi tiene il timone. Ecco, magari la differenza sta nel fatto che “gli insufficienti” in aeroporto rimangono a terra, mentre sulla nave, beh...non li si può scaricare in acqua!

 Un bel turno serale di chiusura che al rientro a casa prevede la visualizzazione di un film su Netflix (rigorosamente con i dolcetti) e subito a nanna, beata e tranquilla. Mmmmh non proprio, almeno quel “beata” è andato a farsi benedire questa sera.

 Sembrava tutto tranquillo e liscio: le prime ore al check-in e poi un imbarco facile facile. E sto per inoltrarmi verso l’uscita quando arriva la Supervisor e mi dirotta verso un altro imbarco per dare una mano. Un Otopeni (Bucharest) dall’altra parte dei controlli di sicurezza. Quando arrivo l’imbarco sembra chiuso: oltre ai colleghi non c’è nessuno tranne una signora. Dal momento che i colleghi erano indaffarati con la chiusura  del volo, cerco di rendermi utile spiegando alla signora che non aveva pagato per il bagaglio che si è portata dietro e siccome non si è organizzata per tempo a risolvere il suo problema (denial è un grosso tarlo, bisogna essere flessibili, adattarsi e reagire subito), ha perso il volo. La signora non cerca nemmeno di capire cosa le sto dicendo, anzi non ascolta proprio. Mi blatera sopra a vanvera, tanto che arriva la polizia a dare un’occhiata, attirata dai suoni impropri, ma presto abbandona la scena, sentendo il mio tono pacato e rassicurante. La signora mi passa la sua figlia al telefono e io ripeto tutta la pappardella, tanto che la figlia ha capito. Quando abbiamo chiuso la chiamata la signora ha sentito un istinto irrefrenabile di regalarci una bella maledizione sotto quel chiaro di luna dell’ultimo turno serale: “SPERO CHE MORIATE TUTTI!” ripetuto varie volte come se fosse un incantesimo. Io esterrefatta guardo i colleghi che alzano le spallucce per dire: “te l’abbiamo detto che è un caso perso”. Bene, chiuso il turno. Ho riferito ai poliziotti che si sono sottratti alla maledizione giusto in tempo, che poi chissà se un residuo della magia vlah (dell’antica Valachia) oppure addirittura della Transilvania ci sia ancora nell’aria - streghe o dracula, poco conta: sono tutti fantastici. Intanto io sono andata a farmi maledire e non ho combinato altro su quell’Otopeni!

 Prima di chiudere gli occhi, mi è rimasto un ultimo dubbio. Ma in fine dei conti, chi sono i Pirati del Mediterraneo: noi o loro?!


02 February 2022

Vita da Checkinara

Nella vita di una hostess prima o poi arriva quel fatidico momento di posare le ali e scendere a terra. A volte è per un periodo limitato piuttosto che forever, ma quasi sempre lo è per causa maggiore (vedi nascita figli, partner possessivo, malattia propria o altrui o...pandemia globale). Io ho messo in standby la mia uniforme ben 2 volte ed entrambe non era puramente per una mia scelta; sarà per quello che sono ancora ossessionata dall'aviazione e cerco sempre di rimanere nello stesso ambiente.

Ed ecco come nel bel mezzo della pandemia storica (hey, anche la nostra generazione di sfigati sarà ricordata per qualcosa!!!), mi ritrovo ad usare ancora un'uniforme: quella da ground staff, ovvero addetto di scalo aeroportuale. Ed è con l'amaro in bocca che scopro che nel Bel Paese sono le compagnie terze a gestire il handling aeroportuale, non le compagnie aeree. Devo tradurre?! Addio ai benefit tipici dei dipendenti di una compagnia aerea: staff travel (biglietti scontati) per te e la famiglia e gli amici, l'assicurazione medica (che copre anche le spese odontoiatriche) e se poi lavori per i Big mediorientali come Emirates-Etihad-Qatar, tra i benefit c'è anche la casa spese incluse e il trasporto da/per l'aeroporto.

In compenso mi ritrovo a lavorare a 10 minuti da casa e finalmente mi metto al volante (dopo 15 anni di patente non utilizzata), anzi prendo pure la patente per la moto! E poi ho finalmente la famiglia e gli amici vicino (anche se con i turni aeroportuali in costante cambio non è poi così facile organizzarsi e incastrarsi con gli altri). E poi vuoi mettere il cibo italiano? Lasciamo stare che volando ho invece avuto l’opportunità di provare tutti i cibi del mondo, ma confermo con certezza che la cucina italiana sia la migliore in assoluto. Il meteo sta diventando una variabile: nel 2013 guardandomi alle spalle ho pensato “nel deserto mi mancheranno le 4 stagioni”. Adesso che pure in Europa le stagioni non sono ben distinte, anzi è tutto un bel casino, penso “mi manca il calduccio del deserto” e ovviamente, vivere vicino al mare. Ok, lo troviamo un punto fisso, un pilastro costante? Mi tocca parare sul gelato italiano, anzi BOLOGNESE, perchè Bologna oltre ad essere la città del tortellino e mortadella, è anche la città del gelato più buono del mondo! Ecco.

Viene spontaneo per una hostess pensare che il lavoro ideale a terra sia all’aeroporto. Si si, c’entra con l’aviazione: in fondo sei tu che fai da filtro e mandi quei passeggeri sull’aereo. E poi quel gergo inter-nos che adoro:

Camilla: “dopo il check ho il Catania, e tu?”

Io: “io ho il Valencia e poi Fuerte”

Camilla: “oddio, il CODIGO!” (Q code del PLF spagnolo)

Io: “ma se va tutto liscio, tra i due imbarchi ci prendiamo un caffè?”

Camilla: “ovvio!”

Ebbene si, c’è l’uniforme. Modesta e discreta, però distintiva. Adoro le uniformi, l’ho già detto? Vuoi mettere sapere già cosa ti metti tutti i giorni quando sei di fretta, sopratutto per quei turni notturni delle 4h che prevedono la sveglia alle 2:30? Le ore davanti all’armadio per decidere le combinazioni le lascio per le occasioni speciali, ma per il lavoro preferisco l’uniforme, punto.

Il lavoro a turni ha i suoi vantaggi e svantaggi. Il bello è che puoi saltare i flussi, lavorare si-quando gli altri dormono o festeggiano, ma poi essere libero quando gli altri lavorano, il che ti permette di entrare alle mostre ed eventi senza fare le file, trovare sempre il parcheggio, andare in palestra a tutte le ore (e starci per delle ore) e generalmente avere il comfort dello spazio e della pace. Ma per le stesse ragioni è difficile incastrarsi con chi ha il lavoro regolare con giorni e orari fissi (ho consegnato i miei ultimi regali di Natale a fine gennaio!).

E poi anche noi qualche sconto ce l’abbiamo: in tutti i bar, ristoranti e duty free shops dell’aeroporto! (adesso sapete da dove arriveranno i prossimi regali di compleanno). Certo, da Crew lo sconto si estendeva a tutta la città dove si ha base e anche negli hotel in giro per il mondo, ma di questi tempi all’estero si va poco.

Queste le similitudini. La differenza principale del lavoro in sé invece è che da Ground Staff, pur avendo fatto un corso di sicurezza, nel caso di ogni emergenza a terra si chiama chi di dovere: la polizia, l’ambulanza, i vigili del fuoco ecc. Cabin Crew devono affrontare le emergenze da soli perchè a 40.000 piedi di altitudine è proprio quello che sei: solo con il tuo equipaggio. Ecco perchè gli assistenti di volo legano così in fretta tra di loro, tanto che ai passeggeri sembra che si è migliori amici e invece hai conosciuto i tuoi colleghi la mattina stessa. Ma chissà che in caso di emergenza non saranno proprio quei perfetti estranei a salvarti la pelle.

Per il resto è completamente un altro lavoro. Si, hai a che fare con i passeggeri che, se a terra sono già alterati, in aria lo diventano ancora di più. Se a terra hanno creato problemi per troppe valigie, a bordo non sanno come incastrarle nelle cappelliere. Se nell’aeroporto si sono persi perchè non sanno leggere le istruzioni, a bordo pure non leggono le istruzioni e creano scompiglio. E non ascoltano.

Ma vogliamo mettere il beneficio più grande che fa parte del pacchetto volante, cioè trotterellare in giro per il mondo PER lavoro, alloggiando in hotel a 5 stelle con comodissimi letti king size, bagni spaziosi in vetro (in modo da poter guardare la TV comodamente dalla vasca), e la spa direttamente nell’hotel? La possibilità di rifornirsi mensilmente con i cosmetici in Korea, la frutta tropicale in Asia, fare shopping all’enorme Primark di Manchester e Zara di Barcelona, vedere Bruxelles sotto coprifuoco durante l’allerta terrorismo di livello 4, decidere con la tua Crew (che diventa BFF dopo 9h di macchina) di visitare la NASA durante le 48h di layover a Dallas, invece durante le 72h in Canada fare la gita alle cascate di Niagara, andare al cinema a vedere “Bohemian Rhapsody” nella città natale di Shawn Mendez (sì, è Toronto) e trovare il tuo cinema preferito a Monaco di Baviera (al Cadillac& Veranda Cinema ci andavo almeno una volta al mese, dato che sui voli tedeschi ero la language speaker, quindi mi ci mandavano spesso), ogni Natale frequentare mercatini natalizi diversi in giro per il mondo, fare una cavalcata sui colli di Hollywood al tramonto dopo aver pranzato a Santa Monica Pier, passare Santo Stefano nel terpore estivo di San Paolo facendo shopping natalizio di Hawaianas per tutta la famiglia, fare un Safari a Johannesburg sul dorso del cavallo, provare i vestiti tradizionali del glorioso passato imperiale in Cina e quello principesco in Thailandia, andare al Disneyland più grande del mondo appena aperto a Shanghai (tanto che eravamo tra i primi visitors occidentali), lavare un elefante dopo averlo cavalcato in Sri Lanka, vedere gli oceani incontrarsi al Capo di Buona Speranza, immergersi nell’atmosfera pittoresca dei souq di Marakkesh, conoscere il Medio Oriente come le tue tasche, esplorare la città sotterranea che sono i tunnel della guerra di Vietnam, visitare al zona demilitarizzata tra le due Koree, scoprire la città proibita (Pechino) tra i fiori che sbocciano in Aprile, comprare un Huawei (quando era appena uscito) direttamente dai produttori-in Cina dopo 1h di trattative via Google translator, scarpinare sulla Grande Muraglia cinese compreso il nuovo gran scivolone, cantare con la Crew a squarciagola (il pilota in primis) al karaoke di Nagoya, andare per l’ultima volta in discoteca (prima della PANDEMIA Covid19) a Kuala Lumpur (rimane tuttora la mia ultima volta in disco!!!), ammirare i 12 apostoli sulla costa dei naufragi in Australia (pilastri di pietra calcarea vecchi 20 milioni di anni che s’innalzano dall’oceano), scalare il vulcano Taal a sud di Manila sul dorso di un'asino per vederne il cratere bollente che si trova in mezzo al lago, farsi regolarmente i massaggi full-body di 2h ad un prezzo irrisorio dalle mani più esperte del mondo (thailandesi) e frequentare i migliori beauty salon (filippini). E infine polleggiarsi in spiaggia sotto il sole invernale delle Maldive e Seychelles mentre a casa nevica (se va bene) oppure è tutto avvolto nella nebbia padana? Ma coinvolgere nelle tue avventure per quanto possibile (e per chi è interessato a raggiungerti durante i layover) gli amici e la famiglia in giro per il mondo. Trovarsi un posticino preferito in ogni città, una culla nei 4 angoli del mondo dove sentirsi sempre a casa, cittadino del mondo quale sei.

Vita da Cabin Crew non ha prezzo, per tutto il resto c’è Mastercard. Vabbè non è proprio così, anzi il prezzo è altino, ma i benefit ancora di più. Per quanto mi riguarda, il gioco vale la candela. Quindi si, tornerei subito a volare.

Ma nel frattempo che “aspetto e spero”, vi illumino con piccole pillole giornaliere della vita da checkinara. Benvenuti al Marconi!