Avete mai pensato alla vita delle vostre scarpe? Io no, ma proprio mai fino a quache giorno fa.
Chissà quante paia ho indossato nella mia vita? Chissà quante invece sono rimaste nell'armadio a guardare uscire le altre senza aver mai provato la stessa gioia di esplorazione. Ma magari erano delle scarpe pigre a cui stava bene rimanere al calduccio pulito e sicuro tutto il tempo e ascolare solo i racconti umidi e puzzosi delle altre.
E quando vengono mandate al primo lavoro (nel negozio) dove devono sfoggiare tutto il loro splendore per venire scelte? Chissà che padrone si immaginano o quale preferiscono?
Magari quelle Sketchers comprate a Chicago si aspettavano una padrona tutta fashion e pulizia, di essere sempre intonate con l'abbigliamento e pulite ogni qual volta qualche polvere ne ombreggia lo splendore. Camminare per le strade comode, ordinate, pulite, fare poca fatica e molto glamour?
La scarpetta di cioccolato dal Chocoshow di Bologna |
E invece si sono trovate con questa instancabile camminatrice a marciare sul sito archeologico di Selinunte in Sicilia (ed è proprio lì che mi è venuto questo pensiero!). Una che fa in media dai 10 ai 20km al giorno a piedi. Una che ama esplorare cammini nuovi, presumibilmente mai percorsi (o meglio dire poco percorsi). Arrampicarsi sulle montagne, sugli alberi, nel deserto, ma insomma: poco cemento! Dopo tutta quella fatica si aspetterano almeno una spolverata, se non un bagnetto. Dopotutto hanno sudato tanto e provveduto al massimo comfort.
Per non parlare delle ballerine che sognavano di visitare teatri, sentire la freschezza dell'erba nei parchi durante un picnic oppure salire sul palcoscenico durante un concerto corale. E invece si sono trovate a VOLARE! Passare più tempo in aria che per terra. E che aria poi: quella riciclata, secca degli aerei! E sempre a contatto con quelle calze di nylon, che fastidio! Certo, la vista dall'ufficio non ha prezzo, che si tratti di mari, monti, isole o deserto. O semplicemente un cielo stellato. Ma a volte può risultare un pò claustrofobico, sopratutto se ci sono altre scarpe antipatiche. Che sollievo quando, dopo ore e ore di clausura, atterrati a Londra e aperto la porta, arriva un freschissimo soffio di brezza mattutina con sullo sfondo un'alba multicolore (penso che sia stata l'unica volta che ho apprezzato il clima degli isolani del nord). Ahimè, è la vita da hostess.
Put yourself in my shoes |
Mia sorella invece è una che bada alle proprie scarpe, il proprietario perfetto. Le cura talmente tanto che dopo anni di uso affettuoso, quando le passa a me, sembrano completamente nuove. Le sue scarpe sarebbero felici se non sapessero che il loro servizio non finische con mia sorella. E io gli dò il colpo di grazia. Non c'è un terzo proprietario perchè dopo me sono da buttare. Ma quante avventure gli ho fatto fare alle mie scarpe!!! Solo a quelle scelte, ben si intende. I requisiti sono semplici: comodità, versatilità, estetica, non sempre nello stesso ordine.
Quelle scarpette deliziose di un colore difficile da abbinare, potranno aver vantato 1 o 2 uscite ed è tutta l'esperienza che hanno. Oppure quel tacco 15 che tutti i sandali invidiano...magari non è mai uscito di casa, perchè troppo scomodo! Alla fine della fiera dipende tutto dalle aspettative. Se vogliono l'avventura come arrivare in capo al mondo, dovranno sopportare fatica e sudore nella forma di scarpe da tennis. Se vogliono una vita agiata e danzosa va bene anche la forma del sandalo con un tacco medio o una décolleté classica. Se gli piace solo l'odore di casa e famiglia, ovviamente sono delle pantofole. E se invece non vogliono lavorare, ma solo essere belle, beh torniamo al tacco 15 o un colore sgargiante.
Chocolate shoes and bags from a Chocoshow exibition in Bologna, Italy |
Sembra quasi di parlare di certe conoscenze! Non vi siete riconosciuti in nessuna di queste? Andiamo, ognuno di noi ha delle preferenze e lo stile di vita si riesce ad intuire proprio dalle nostre scarpe! Certo, l'abito non fa il monaco e magari proprio quel giorno quando hai incontrato l'amore della tua vita, mezz'ora prima hai pestato una pozzanghera piena di rifiuti malodoranti oppure hai strappato le Converse sulla tua bici, oppure ti si è rotto il tacco, oppure hai macchiato le scarpe di tela con il gelato. Sono cose che capitano. Però la nonna mi diceva che la fine della guerra (la seconda guerra mondiale) si intuiva anche dalle scarpe dei tedeschi: non erano più perfettamente lucidate e a puntino come dettava la pedanteria del Reich.
Io faccio del mio meglio ad accudirle senza farmelo pesare (che sollievo quei macchinari di pulizia delle scarpe che si trovano negil alberghi! Li uso sempre). Ma la scelta migliore sarà sempre la qualità. Se sono ben fatte, si mantengono da sole. E durano!
Chiudo ricordando che...a volte la cosa più bella è camminare scalzi. Oppure, come dice Nutini, mettersi delle scarpe nuove e tutto si aggiusta.